
Titolo originale: The Game Plan
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Anno: 2007
Durata: 110 min
Genere: commedia, sportivo
Regia: Andy Fickman
Soggetto: Jonathan Hales, Stephen Sommers
Sceneggiatura: David Hayter, William Osborne, Stephen Sommers
Produttore: Stephen Sommers, James Jacks, Kevin Misher, Sean Daniel
Casa di produzione: Walt Disney Pictures
Joe Kingman (Dwayne Johnson) è un famoso campione di football che ha tutto quello che un uomo può desiderare: soldi, fama, successo, donne. Anche se a volte si sente solo, la sua vita trascorre tranquilla, fino all’arrivo di una bambina di otto anni che sostiene, a ragione, di essere sua figlia, nata da una sua precedente e brevissima relazione.
Questo è quanto accade al personaggio interpretato dal celebre The Rock in “Cambio di gioco“, pellicola di Andy Fickman prodotta dalla Walt Disney, ma io scriverò di quello che è accaduto in me guardando il film.
Premesso che non amo molto lo stile di recitazione di Dwayne Johnson, ho apprezzato però parecchi film che lo vedono protagonista, più per i luoghi, la fantasia e l’azione che li caratterizza.
E nel vedere quindi questa strana coppia Walt Disney e The Rock mi scatta subito una riflessione che ho deciso di condividere con voi, così da poter ricevere un vostro parere: film banale, scontato e mal recitato, ma come è possibile che io abbia comunque gradito la visione, mi sia pure commosso e abbia deciso di recensirlo?
Possibile che la mia scarsa preparazione tecnica mi porti solo ed esclusivamente a captare emozioni e sentimenti e questa sia la cosa più scontata che si possa fare davanti una pellicola del genere?
Domande che mi porrei anche davanti un piatto di pasta: è possibile che di questo piatto debba sempre ed esclusivamente riconoscerne pregi, difetti, sapori e odori? Si può elogiare un piatto senza aver compreso nessuno di questi aspetti tecnici, senza conoscerne gli ingredienti e associandolo semplicemente al momento di pace interiore che ci sta regalando il semplice mangiarlo e percependone caratteri vicini al nostro stato d’animo?
Tecnicamente di questo film non ho apprezzato niente, ma… esatto! C’è un grosso ma:
il concetto della possibilità di dover improvvisamente cambiare schema di gioco nella propria vita, la voce innocente di una bimba che ti entra nel cuore, e soprattutto il reale messaggio del film, cioè l’idea di quanto l’uomo possa essere materialista, per quanto scontato possa apparire, per me è sempre un assordante rumore che mi rimbomba nel cuore.
Quindi mi chiedo: giusto o sbagliato far prevalere la soggettività all’oggettività?